Come valutare se davvero il nostro progetto è adatto per una campagna di crowdfunding: un metodo potrebbe essere quello di scandagliare la situazione da cui partiamo attraverso il vecchio e infallibile metodo delle 5 W + H.
È la prima domanda che dobbiamo farci: ha a che fare con il senso di quello che stiamo per fare. Ci aiuta a mettere a fuoco il motivo per cui abbiamo pensato al crowdfunding per finanziare il nostro progetto culturale. Ci permette di verificare se è davvero questo lo strumento più adatto per le caratteristiche della nostra organizzazione e del nostro progetto culturale. Ci costringe ad interrogarci sul fatto che il progetto possa o meno suscitare l’interesse del nostro pubblico e della nostra community, sulla presenza o meno dei caratteri di originalità rispetto ad altri progetti già online, sul fatto di tenere o meno conto delle aspettative e delle motivazioni intrinseche al dono che hanno gli utenti del web.
Ricordiamoci: nel crowdfunding vanno proposti progetti molto finalizzati e con obiettivi specifici in grado di raggiungere un impatto verificabile per quel territorio o quella community, e non cause sociali generali.
Questo vale anche per le organizzazioni culturali che sempre più sono sfidate a ragionare sull’impatto che i propri progetti sono in grado di generare dal punto di vista economico ma anche sociale, in termini di sviluppo individuale e comunitario, o di miglioramento di coesione sociale, di aumento del livello di istruzione, di crescita del benessere, della qualità della vita o dell’attrattività dei territori.
Il secondo punto di attenzione sarà centrato sul CHI.
chi e di quale tipologia potrebbe essere i nostri donatori, quante sono le persone che si presume possano donare (non semplicemente contattate). Lo ribadiamo, tra le condizioni di partenza per poter costruire una campagna di crowdfunding ve ne è una fondamentale: l’esistenza di una “community”, viva, vicina, pronta ad attivarsi: senza questa non vale nemmeno la pena partire!
In quest’ottica sarà necessario in via preliminare fare un’attenta valutazione dell’estensione e composizione delle reti sociali dell’organizzazione, ma anche dei contatti presenti nel nostro database che presumibilmente saranno disposti a donare per il progetto proposto.
Chi lavorerà alla realizzazione e alla promozione della campagna all’interno o all’esterno dell’organizzazione culturale, chi ha competenze di base di comunicazione, marketing e social media per seguirla nel modo più efficace. Una campagna di crowdfunding richiede infatti tempo e competenze dedicate in tutte le sue fasi, oltre che un budget da dedicare alle azioni di comunicazione sottese. Senza questo la vostra campagna difficilmente arriverà a buon fine.
Tenete sempre a mente che anche per il crowdfunding – così come il generale per il fundraising – vale il principio “le persone donano alle persone”! La proposta avrà maggiore successo se ci mettete voi per primi la faccia, parlando direttamente a chi legge o guarda, se vi spendete in prima persona nell’appello, se sapete costruire uno storytelling accattivante emozionante e coinvolgente intorno e all’interno del progetto.
WHERE – dove: Online vs offline
Prima di lanciare una campagna di crowdfunding è fondamentale verificare la “salute digitale” dell’organizzazione promotrice. Si tratta di quello che Anna Mara Siccardi e Valeria Vitali definiscono il “Digital Check up” nel loro libro appena dato alle stampe “Crowdfunding e personal fundraising: la nuova frontiera del dono”.
Quando iniziamo a pensare ad una campagna di crowdfunding dobbiamo verificare in modo rigoroso:
Il lavoro che sta dietro ad una campagna di crowdfunding non è tuttavia solo on line: offline dovrete predisporre tutte le azioni atte a coinvolgere i vostri potenziali donatori, avvicinandoli in modo graduale al progetto, tenendo conto che non tutti saranno pronti per il digitale. “Pensate laterale”, usate al massimo il cappello verde in questa fase e immaginate tutte le situazioni possibili per riuscire a coinvolgere i vostri donatori anche con strumenti offline.
Il giusto timing per una campagna di crowdfunding è legato prima di tutto all’organizzazione e al progetto. Non ci sono infatti periodi dell’anno giusti o sbagliati, fatto salvo forse per i mesi estivi, salvo che il vostro progetto non goda di un picco di attenzione proprio in questo periodo dell’anno. Sempre strategico inserire un Natale, una ricorrenza, un anniversario, una Giornata Nazionale o internazionale all’interno della campagna di crowdfunding e personal fundraising.
Qual è quindi il momento migliore? Di sicuro quello in cui avete ultimato la verifica sull’esistenza e sulla piena efficacia di alcuni canali di comunicazione digitale a disposizione delle organizzazioni culturali e in cui siete certi di aver superato quello che abbiamo definito il “Digital Check up” .
E arriviamo così al cuore della questione. Il nostro “what” è il progetto: molto finalizzato, con obiettivi specifici e misurabili, con un chiaro impatto sulla comunità. Fondamentale usare tempo e risorse adeguate per realizzare una buona presentazione del progetto: breve, efficace, interessante, originale. Il potenziale donatore ha poco tempo per ascoltare e leggere la proposta, e lo fa in un posto dove ci sono già molti competitor, molte altre cause su cui normalmente ricade la scelta dei donatori.
La quinta W potrebbe anche aiutarci a riflettere su se e cosa e vogliamo dare in cambio, su quali forme di “ricompense” vogliamo offrire alle persone che ci sosterranno. Potete scegliere se averle o meno, ma se optate per una campagna reward based siate attenti nel costruire i vostri “contro doni” in base agli interessi e alle caratteristiche delle persone che costituiscono la vostra community. Nei progetti culturali la ricompensa più ambita sembra essere quella di entrare a fare parte del progetto stesso, di diventare coproduttori o di poter avere il prodotto culturale in forma esclusiva o in anteprima: tenete conto anche di questo aspetto nel momento in cui progettate grandi e piccoli “rewards”, “contro-doni” materiali o immateriali che possano diventare elementi chiave per garantire il coinvolgimento della community.
L’ultima questione va oltre le 5 W e riguarda più di una dimensione. Partiamo dal quanto raccogliere: quale può essere l’entità della raccolta fondi che porto sulla piattaforma? Partiamo dalla considerazione che l’80% dei progetti finanziati attraverso campagne di crowdfunding ha un obiettivo tra 1.000 e 10.000 euro (I. Pais “Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding di Daniela Castrataro, Ivana Pais).
Per costruire l’obiettivo di raccolta fondi dovrò tenere conto di una pluralità di voci tra cui in primis i costi della piattaforma e delle eventuali commissioni bancarie. A questi costi aggiungerò i costi vivi del progetto e degli eventuali reward. Ultimo punto, ma non meno importante valutiamo di quali risorse avrò bisogno per promuovere il mio progetto, sia in termine di competenze professionali sia di materiali (materiali di comunicazione, video, foto, attività di ufficio stampa, eventi off line, etc. ).
PS: Non dimentichiamoci dei costi spedizione se pensiamo a ideare delle ricompense materiali! Una nota che ci riguarda da vicino: nel settore culturale i reward possono essere costruiti pensando ai contenuti culturali. Al posto delle già viste borsine di tela perché non riflettiamo se i nostri donatori potrebbero gradire maggiormente un contenuto culturale legato al progetto, ancora meglio se preparato in base ai loro interessi ?
La H di HOW MUCH può aiutarci anche a fare una valutazione su quanto chiedere, ovvero su quale può essere la “willingness to donate” per il vostro progetto, quali possono essere i range di donazione più opportuni da proporre in base alle caratteristiche – a voi bene note – delle persone che compongono la vostra community.
Un’altra H potrebbe essere quella che ci porta a definire l’how long, ovvero la durata della campagna: tra campagna sempre aperta e campagna con scadenza suggerisco senza dubbio alcuno la seconda. Per dare anche un’idea del rapporto tra obiettivo di raccolta fondi e quantità di tempo necessario per arrivare alla meta cito A.M. Siccardi e Valeria Vitali che ricordano “per campagne fino a 5.000 euro ragioniamo sui 90 giorni; se il progetto mira a raccogliere oltre 10 mila la durata può arrivare a 6 mesi e oltre”.
Un ultimo aspetto su come: questa voce potrebbe essere ricollegata anche ai canali di donazione da predisporre ma anche alla trasparenza, questione fondamentale ad esempio per i donatori di Rete del Dono. Se come scriveva qualche tempo fa Stefano Zamagni “Il rilancio della cultura passa anche per dono. Il fenomeno del crowdfunding dimostra che i fondi e la volontà ci sono. Quello che manca è un’operazione fiducia” rimbocchiamoci le mani e ripartiamo da qui.
Fonte: Rete del Dono
Marianna Martinoni è docente del CORSO SPECIALISTICO Cultura e Fundraising che si terrà a Forlì il 20 e 21 settembre 2018
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